Il 24 novembre a Montreux

Ore 06.00 suona la sveglia. Zaino in spalle e si parte: il primo viaggio in solitaria ha inizio.

Il clima per essere a fine novembre sembra essere abbastanza mite. Prima il bus poi il treno ed eccomi a Milano Centrale con gli occhi rivolti verso il cartellone delle partenze: Ginevra-08.20- binario 3.

L’emozione sale alle stelle perché finalmente tocco con con mano e realizzo che sto partendo davvero, da sola per la prima volta, verso un posto per me pieno di significato.

Il treno parte e tocca le prime soste sul lago maggiore oscurato dalla nebbia e la vista non è delle migliori, nelle orecchie le note di Made in Heaven.

Alle 11.40 arrivo a destinazione, Montreux.

Mi dirigo immediatamente a salutare Freddie, la sua statua é un luogo sacro per noi fan. Non mi reco subito sotto ma mi tengo un po’ distante, mi siedo sulla piattaforma adiacente ma invece di rivolgere lo sguardo verso il lago guardo verso la statua. Osservo, rifletto e mi lascio andare alle emozioni. Passo quasi un’ora così e noto con mio grande piacere che lui non rimane un minuto da solo: centinaia sono le persone che si fermano ad osservarlo, fare selfie con lui e perfino lasciare dei fiori, rose gialle, per lui. Ed il pensiero affiora quasi naturale: quanto può essere stata grande una persona che dopo 30 anni dalla morte suscita ancora così tanta ammirazione? Che carisma può avere avuto ed influito su così tante persone da essere ancora venerato dopo così tanto tempo?

Rimango stordita da questi pensieri che quasi mi dimentico di pranzare.

Preso un panino veloce al Mc decido di fare due passi, la camera del b&b sará pronta solo per le 15.

Mi incammino e percorro la Quai des Fleurs , quanto avevi ragione amico mio nel dire che se si vuole la pace dell’anima bisogna recarsi a Montreux. Questo luogo ha un fascino ed un’eleganza facile da percepire e mi immagino di incontrarti negli anni ‘80 mentre con gli altri membri della band passeggiavi dove ora sto camminando io. Ma mi rendo conto di quanto possa essere irreale solo l’idea, essendo nata nel 98.

Passo davanti al Casino e al suo pontile quando dopo pochi passi più avanti mi ritrovo davanti all’appartamento di Freddie, comprato appena prima di lasciarci. La zona é molto più tranquilla rispetto alla statua e qui con gli occhi rivolti verso al lago guardo la stessa vista che infondeva tranquillità nella sua anima.

Tempo di riposarmi un attimo in camera e verso le 16 sono di nuovo a camminare per questa piccola perla Elvetica.

Alle 18.48 sono sotto la statua, un gruppo di persone sta perfino brindando a Freddie e mi sento invasa da una pace interiore davvero unica. In un giorno così triste, come 30 anni fa, le cose non sono cambiate, l’amore e la devozione verso di lui é rimasta la stessa se non è addirittura cresciuta.

Il giorno volge al termine e la stanchezza inizia a farsi sentire, mi dirigo verso la camera e ci resto fino al mattino dopo.

Fatta la colazione, preparato lo zaino e bella imbacuccata lascio le chiavi nella hall ed esco per affrontare le ultime ore della mia permanenza a Montreux.

Il clima è diverso, tira una forte aria fredda e la neve scende sulle montagne che circondano il lago.

La tappa di oggi sono i Mountain Studio, già visitati il 5 di settembre,ma questa volta all’interno ci sono solo io. E la magia si moltiplica. Scatto due foto ricordo e mi reco alla statua, saluto Freddie con una pacca sulla gamba come si farebbe con un vecchio amico e gli prometto di tornare a trovarlo appena ne avrò occasione.

Passo al Bazar Suisse e acquisto una maglietta come memoria di questa piccola avventura che ho intrapreso e mi dirigo alla stazione dove mi aspetta il treno per Milano.

Il resoconto è presto fatto, sono stata poco più di 24 ore in questo luogo, “chi te lo fa fare?” hanno chiesto alcuni amici. La risposta è semplice: l’amore per un cantante, anzi per una leggenda.

Giulia Gusatto